Don Chisciotte

La storia di Don Chisciotte e Sancho Pança ha affascinato nel corso dei secoli musicisti come Telemann, Massenet, Strauss, De Falla e Ravel ma anche coreografi come Jean-Georges Noverre, il riformista e inventore del balletto d’azione. E non a caso per questo il Don Chisciotte, nella versione più famosa di Marius Petipa rappresentata per la prima volta nel 1869 al Teatro Bolscioi di Mosca, fu importante all’epoca perché rompeva con la tradizione romantica del « ballet blanc » per rappresentare invece una storia popolare, quella della storia d’amore della vivace e piccante Kitri con il barbiere Basilio. Come si vede, questi, che costituisce il soggetto del balletto è solo un episodio del romanzo di Miguel Cervantes.

E torniamo a qualche dettaglio storico del Don Chisciotte. Si è detto della versione di Noverre che si ispira all’episodio delle nozze di Gamache. La musica fu di Starzer e venne rappresentato a Vienna nel 1767.

Del 1801, a Parigi, una versione di Louis Milon, Les Noces de Gamache, la prima interamente ispirata al secondo volume del romanzo originale e incentrata sugli amori tumultuosi di Kitri e Basilio piuttosto che sulle vicende di Don Chisciotte e Sancho Pança. Di qui seguirono altri riadattamenti, soprattutto grazie a coreografi italiani come Filippo Taglioni, Don Chisciotte aux noces de Gamache del 1807 su musiche di Ignac Umlauf, Antonio Cortesi (1827), Salvatore Taglioni (1843) e infine quella di Bernardo Vestris negli anni 1844-45.

Ma fu sopratutto in Russia, ai Teatri Imperiali di Mosca e di St. Pietroburgo, che questa storia ebbe un grande seguito da un punto di vista coreografico. Nel 1809 Didelot, allievo di Vestris che lavorava al teatro di St. Pietroburgo porta in scena il Don Chisciotte ereditato da Noverre su musiche di Marc-Antoine Venua.

Ed eccoci a Marius Petipa, che prese il posto di Jules Perrot alla guida del Ballettto di St. Pietroburgo nel 1862 e che già aveva lavorato su argomenti un pò esotici come La figlia del Faraone (1862) o La bella del Libano (1863).

E visto il successo di questi ultimi due balletti i Teatri Imperiali di Russia gli commissionarono un balletto « dal carattere spagnolo » per il Teatro Bolscioi di Mosca, che Petipa non si lasciò sfuggire anche perché potette sfruttare l’esperienza che aveva avuto da giovane a Madrid, ove ebbe modo di conoscere le danze spagnole.

Petipa si dimostrò anche in quest’occasione un genio del palcoscenico: furono sue le coreografie, la messa in scena così come la stesura del soggetto; condì d’ironia, attenta e dosata tutta la storia, colorando i vari momenti salienti della storia con provocazioni, malintesi sia nei duetti tra Kitri e Basilio sia nei momenti anche più « magici e classici » come per esempio nel secondo atto in cui Don Chisciotte scambia la Luna per la sua Dulcinea.

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